2 Febbraio 2024: Ci si trova davanti ad uno scenario meraviglioso entrando nel field del famoso hotel “The Breakers”, popolato da oltre 150 Ferrari di ogni epoca.
Di seguito una breve descrizione di alcune delle “opere d’arte” in mostra, raggruppate in “famiglie” che coprono diversi periodi dei 77 anni di storia della Ferrari. Elencarle tutte richiederebbe un libro, ma l’excursus completo è disponibile su richiesta.
La prima famiglia raccoglie le “Early Ferraris”, in cui spicca la vincitrice del Best of Show “Granturismo” selezionato dai giudici. La 212 Inter #0191 EL del 1952 realizzata dalla Carrozzeria Ghia e svelata al Salone dell’Auto di Parigi nello stesso anno e precedentemente di proprietà di Juan Domingo Peron, si è distinta per il meticoloso restauro, lo stile unico, la fedeltà rigorosa e la straordinaria combinazione di colori. I proprietari sono Dennis e Susan Garrity.
Il gruppo comprende diversi altri modelli della stessa epoca e spirito. Il riconoscimento “Early Ferrari” è stato assegnato alla 212 Export Vignale #0080 E del 1951.
La seconda famiglia, celeberrima, è quella delle “250”, il numero magico che, moltiplicato per i 12 cilindri del motore, fa 3000 cc. Si è aggiudicata la Best of Show “Competition” la 250 LM #6053 del 1964 di Chris e Ann Cox, grazie ad una storia di rilievo che include prestazioni notevoli alla 24 Ore di Le Mans e la 1000 Chilometri di Monza. Vicino a lei erano mostrati diversi modelli di 250. Tra loro anche la 250 GT Berlinetta “Passo Corto” #2083 che ha ricevuto il “Chairman’s Award” e la 250 GT Berlinetta #1143, conosciuta come “Tour de France” che ha vinto il “Restoration Award”.
La terza famiglia di modelli esposti è quella delle diverse versioni della 275, che quest’anno festeggia il sessantesimo anniversario. Di grande prestigio la 275 GTS NART Spider #094537 del 1967 e la 275 GTB/4 Competizione #09063 del 1966 di Brian Ross, insignita del premio “Best of Show Classiche Certified” e la 275 GTS/4 #10749 del 1967, vincitrice del “Ferrari 275 Award”.
Pressoché della stessa epoca, con un motore quattro litri più consono ai desideri americani, le Ferrari 330 GTC, GTC Speciale, GTS, GT 2+2, seguite, a partire degli anni ‘60 in poi, dalle più potenti 365 GTC e GTB4 Daytona (4390cc) e GTS4 Daytona Spider. Il “Four Liters Ferrari Award” è stato vinto dalla 330 GTC #11271 del 1968.
Amate e indimenticabili “le piccole Ferrari che non portarono questo nome” sono le Dino a 6 Cilindri. Il motore è nato da un’intuizione del figlio Dino ed Enzo, nel 1954, produsse un piccolo sei cilindri a V pensato per la competizione ma prodotto in importanti numeri così da essere utilizzato anche su modelli Fiat. L’armoniosa ed elegante linea della matita di Pininfarina l’ha resa immortale, a Palm Beach le diverse versioni hanno, come sempre, tenuto la scena sia in veste sia GT che GTS. “Best in Class” la Dino 246 GT #00514 del 1969.
Belle e imperdibili le “autentiche Ferrari da pista” che hanno brillato come i gioielli della corona a Cavallino Classic. Su tutte, la 412P #0850 Sport Prototipo del 1967, nota anche come P3/4 e ritenuta da molti la Ferrari più bella mai costruita. Di impatto anche la 312 F1 #0009 del 1968, famosa per il suo leggendario scarico intrecciato che portò Jacky Ickx alla vittoria nel Gran Premio di Francia del 1968. Inoltre, l’eccezionale 250 GTO #3505 del 1962. Non serve aggiungere altro.
Tra “Tecnologia e Marketing”, la generazione delle “piccole” otto cilindri a motore posteriore trasversale nasce a metà anni ‘70 per rispondere ai timori lasciati dalla crisi petrolifera. A questa famiglia appartengono dieci anni di modelli, tra cui le versioni con motore 2 litri turbo, ispirate dalla tecnologia della F1 dell’epoca e culminate con le GTB e GTS Turbo #77098: realizzata dall’Ing. Nicola Materazzi, considerato il padre del motore turbo in Ferrari, a cui è stato dedicato un simposio a Palm Beach Cavallino Classic.
Quali sono le origini delle Hypercar? Sempre nel nome di Nicola Materazzi, spiccano due modelli, la 288 GTO e la F40, da lui realizzati ed oggi entrati nella leggenda per le prestazioni sorprendenti e le sensazioni di guida entusiasmanti; capaci di riportare la Ferrari ai vertici. Premiate la 288 GTO #56643 e la F40 #93139, culmine dell’era Turbo. La F40 fu l’ultimo capolavoro di Enzo Ferrari.
Altra famiglia ben rappresentata a Palm Beach per la celebrazione dei suoi quarant’anni è quella delle Testarossa, l’auto che meglio ha rappresentato “gli anni dell’edonismo”. Tanti i modelli presenti, dalla “Monospecchio” e “Monodado” alla versione con lo specchio basso e 5 dadi per ruota. Infine, alle 512 TR e 512 M, che stanno mostrando con sempre maggior vigore la grande visione stilistica dell’epoca Pininfarina. Vincitrice di Classe: F512 M #105054.
La storia di Cavallino Classic, arrivato quest’anno alla trentatreesima edizione, ha sempre guardato al futuro accogliendo anche vetture di recente produzione. Modelli con un solo destino: diventare classici e da collezione. Ecco, quindi, la famiglia che negli anni ’90 segnò il “ritorno al V12 anteriore” su un modello biposto: le 550, 550 Barchetta Pininfarina e 575 Maranello del 2005 e Superamerica, hanno orgogliosamente sfilato nel pomeriggio con riconoscimenti e premi. La Superamerica #142600 ha vinto laClasse.
Il field è stato completato da capolavori moderni, tra cui la 812 Competizione #294293 personalmente progettata da Flavio Manzoni e venduta all’asta di beneficenza a New York per la cifra record di $ 5,100,000 a sostegno della Fondazione Ferrari.
Il Concorso ha incluso anche seminari e incontri per approfondire la storia del Cavallino Rampante, le persone ad esso legate e i suoi modelli. Parte di questo patrimonio, la F50 #104790 del 1995 che ha conquistato la sua categoria. Il tutto si è svolto in un’atmosfera di raffinata eleganza, culminando con la cena di gala gourmet creata dai famosi chef Juan Manuel Barrientos di El Cielo Miami e Michele Casadei Massari della Lucciola a New York.
Molte delle auto di questa presentazione, nella giornata di Venerdì 26 hanno compiuto, col supporto della Florida Highway Patrol, un affascinante Tour d’Eleganza sfilando lungo la costa della Florida nella panoramica State Road A1A. Il tour è partito dal Boca Raton, si è fermato per un cocktail di benvenuto al Four Seasons Resort Palm Beach e si è concluso sull’Ocean Lawn del The Breakers. Lì, le auto, hanno impreziosito il Party Under the Stars: una notte magica sotto una magnifica luna piena, animata dai suoni jazz degli studenti della A.W. Dreyfoos School of Arts di West Palm Beach.
Cavallino Classic, come da tradizione, si è concluso con la Classic & Sports Sunday nella storica tenuta di Marjorie Merriweather Post, costruita nel 1927 e ora sede del maestoso Mar-a-Lago Club. In questa giornata finale sono state accolte anche auto non Ferrari e la presentazione di nuovi premi e riconoscimenti. Tra i momenti salienti c’è stato il trionfo ripetuto di Dennis e Susan Garrity con la 212 Inter Ghia #0191 del 1952 che si è aggiudicata il “Finest GT”, ha vinto invece la 412P #0850 del 1967 di Harry Yeaggy come “Finest Competition”. Doveroso il tributo all’affetto duraturo di Enzo Ferrari per le Alfa, infatti, il Best of Show è stato assegnato alla Alfa Romeo 6C 2500 SS Berlinetta Riva “La Serenissima” del 1950 di Kim & Stephen Bruno.
“Sono grato a tutte le persone che hanno contribuito a rendere questa 33ª edizione del Cavallino Classic così memorabile” – dichiara Luigi Orlandini, Chairman & CEO di Cavallino – “I collezionisti che hanno portato le loro incredibili auto, i giudici, tutti gli appassionati che hanno partecipato all’evento, Ferrari Classiche, i nostri sponsor e partner, le sedi che hanno ospitato l’evento e, soprattutto, il team che ha lavorato instancabilmente per un anno così da rendere tutto ciò possibile. Non vedo l’ora di rivedere molti di loro a maggio al Cavallino Classic Modena, a dicembre in Medio Oriente, o a gennaio 2025 qui a Palm Beach”.